Una casa in campagna, la cara vecchia Torino e la ricerca della maturità, non solo musicale. Questi sono gli elementi da cui è nato "Eden", il nuovo album dei Subsonica. A quattro anni di distanza da "L'eclissi" la band piemontese è tornata con il suo sesto lavoro, registrato agli Andromeda Audio Studio, mixato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e masterizzato agli Exchange Studios di Londra. Per comporre le nuove canzoni il gruppo si è chiuso per alcuni mesi in una casa di campagna fuori Torino. Samuel e compagni si sono isolati dal resto del mondo, immersi nella natura: un aspetto che ha influito in modo decisivo sulle composizioni. Abbiamo raggiunto al telefono il cantante, per farci raccontare "Eden" direttamente dalla sua voce.
"Il sesto disco è difficile un po' per tutti. Per quanto ci riguarda, ogni volta che iniziamo a lavorare ad un album nuovo applichiamo al passato una sorta di distruzione, un approccio catartico e ci mettiamo tutto quello che ci era mancato nel precedente", esordisce Samuel, "Stavolta abbiamo deciso di allontanarci dalla città per chiuderci nella casa del nostro batterista Ninja. Vivendo insieme si è ristrutturato il nostro modo di fare musica: il primo che si svegliava la mattina iniziava a suonare, poi magari qualcun'altro si alzava più tardi e mentre beveva il caffè aggiungeva una parte di chitarra o di synth. C'era simbiosi, le canzoni si creavano in modo episodico e rilassato. Nel disco infatti c'è molta più speranza rispetto al passato, siamo usciti dal tunnel in cui eravamo entrati con `L'eclissi´".
In "Eden" questa sensazione si avverte in pieno: sembra quasi che i Subsonica cerchino una luce alla quale aggrapparsi. "Sul sole" in particolare è un brano che sembra il piccolo manifesto di questa nuova sensibilità: "Sono d'accordo: rappresenta la voglia di allontanarsi dalle tinte scure e un po' oppressive del disco precedente, l'abbandono della responsabilità e del grigiore emotivo al quale eravamo abituati. Può suonare un po' leggero e disimpegnato, ma ne avevamo bisogno", spiega l'artista torinese.
Non solo ricerca della speranza, ma anche un pizzico di ironia. Tra le nuove canzoni infatti spicca anche "Benzina Ogoshi", dove i Subsonica stupiscono con un esercizio di (auto)ironia. Basta citare il ritornello, dove il gruppo si accusa così: "Non siete riusciti a bissare Microchip emozionale". "Questo pezzo è nato una sera in modo del tutto casuale: dopo cena si guardavano dei film tutti insieme distaccandosi dalla musica. Dopo un paio di settimane abbiamo dato fondo alla videoteca del paese e abbiamo deciso di girare noi un film horror, `Uccisi dalla commerciabilità´. Però ci mancava una sigla per i titoli di coda e abbiamo scritto questa canzone autoironica e l'abbiamo postata sul sito", racconta Samuel, "Ai nostri fan è piaciuta moltissimo, così gli abbiamo chiesto di mandarci via mail tutte le critiche che ricevute nella loro vita e le abbiamo messe nelle strofe. Insomma di fatto abbiamo scritto la canzone insieme a loro".
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