lunedì 21 marzo 2011

Marco Parente: 'Nel mio disco consapevolezza e lieto fine'

Marco Parente ritorna sulla scena con un nuovo disco di inediti a cinque anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo album "(Neve) Ridens". Il cantautore, in occasione di uno show case a Milano tenutosi in questi giorni, ha dichiarato fuori dai denti che le canzoni bisognerebbe suonarle e basta, perché lui, a spiegarle, proprio non riesce: "Quando scrivi un brano, se lo scrivi bene, non c'è bisogno di spiegarlo", ha spiegato il cantante intervistato d, "mi piace non essere troppo didascalico, specie sull'argomento che mi ha ispirato una canzone. Quando scrivo sono maniacale, seguo il mio percorso e considero le parole come vengono intonate, dalla nota che le circonda. Una canzone non è altro che una serie di parole cantante e può avere doppi e tripli significati anche se per me magari ce n'è uno solo. E' bello quando altre persone che ascoltano la stessa canzone hanno altre sensazioni. Così facendo si aggiungono significati e le mie canzoni si arricchiscono in direzione oltre che in intenzione".
"La riproduzione dei fiori", questo il titolo dell'album, è stato concepito negli ultimi quattro anni: "E' quattro anni che ho pazienza", racconta il cantante, "Non sono sempre stato così assiduo, sempre lì a pensare 'devo fare un disco'. La composizione mi accompagna sempre, da' un senso a tutto quello che faccio quotidianamente, perché mi piace scrivere senza per forza dover pensare che siano canzoni per un disco nuovo. Per alcuni anni non è stato il momento giusto per pubblicare un album, magari per contingenze non adatte, in confronto con tutto il resto del mondo che mi circondava: dovevo difendermi piuttosto che attaccare, e grazie alla pazienza tutte le buone condizioni sono arrivate, nero su bianco. Da quel momento la realizzazione del disco è avvenuta in poco tempo, un mese e mezzo di studio e di registrazione in una condizione di lavoro molto tranquilla, senza essere logorroici e senza essersi presi troppo tempo. Rivedere alcuni brani che avevo scritto anche quattro anni fa, ha dato freschezza all'album perché mi ha permesso di riascoltare le canzoni con un orecchio diverso".

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