giovedì 28 aprile 2011

Concerto del Primo Maggio, Roma: parla Eugenio Finardi

Dodici minuti docidici ("Praticamente lo spazio di due o tre canzoni, ma io - col trucco dei medley - ce ne infilerò dentro almeno cinque o sei") per aprire il Concertone del Primo Maggio, a Roma: Eugenio Finardi, fresco reduce da un tour all'insegna del rock, promette soprattutto "la pacca" a chi lo vedrà in azione, domenica prossima, nella Capitale. "Perché alla gente che magari è stata in piedi diverse ore sotto il sole ad aspettare lo devi", spiega lui, che dal palco di piazza San Giovanni manca dai primi anni Novanta: "Certo, ci sarà 'Extraterrestre', perché non posso non farla, e ci sarà 'La radio', perché me l'hanno chiesta gli organizzatori. All'inizio, però, ci sarà una sopresa che non vi voglio svelare". Tornare dopo vent'anni su un palco che - dalla sua nascita - è cresciuto senza conoscere soste deve fare una bella impressione... "Da qualche anno a questa parte c'è questa smania di eventi, che porta tutte le manifestazioni ad ingrandirsi in maniera elefantiaca... Non sono un grande estimatore dei grandi concerti negli stadi, io - come Paul Simon, che voleva 'guardare negli occhi anche chi stava nelle ultime file' - penso che siamo importante poter avere un contatto, anche fisico, col pubblico. All'aperto, però, è diverso. E poi quello del Primo Maggio non è un semplice concerto, ma una feste celebrata per mezzo della musica. Ed esserci, per me, come penso per chiunque altro, è un grande onore. Soprattutto se si è chiamati ad aprire l'edizione che festeggia i 150 anni dell'Unità d'Italia, un'edizione caratterizzata da un cast stellare - ci sono tutti i grandi della musica tricolore, Morricone, Paoli, De Gregori, Dalla, e poi chi, come i Subsonica, ha saputo portare modernizzandolo il testimone del rock - che segna, almeno in ambito musicale, la continuità intergenerazionale che su queste tematiche, oggi più che mai sentite e importanti". Anche perché, appunto, dietro al dito non ci si può nascondere, e partecipare ad un evento come questo, più o meno implicitamente, già significa schierarsi: "Certo, non rinuncerò a lanciare un messaggio forte. Attenzione, però: sarà forte ma unificatore, non polemico. Del resto è questo che stiamo festeggiando, no?".

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