mercoledì 28 novembre 2012

Francesco Guccini, il suo ultimo album sarà l'ultimo davvero

- L’incontro con Francesco Guccini, a Milano per presentare il suo ultimo (“ultimo” in entrambi i sensi) disco “L’ultima Thule”, si sarebbe potuto concludere gloriosamente dopo la prima domanda e la prima risposta.
La domanda: “Ma come si fa, quando si è ancora capaci di scrivere canzoni come queste, a decidere di smettere?”
La risposta: “Meglio smettere quando si è ancora capaci”.
Una frase colma di saggezza e lucidità, orgoglio e consapevolezza. Doti che a Francesco Guccini non sono certo mancate, in quasi cinquant’anni di carriera da cantautore. A ribadire il concetto, un’altra domanda e un’altra risposta:
“Ma non pensi al dispiacere delle persone che non potranno più assistere a un tuo concerto?”
“Penso che non si suiciderà nessuno, se ne faranno una ragione”.
Già, perché Guccini ha anche deciso che non terrà più concerti. “E non ci sarà un finale col botto, meglio chiudere in silenzio”.
(Nessuno ha voluto, a questo punto, ricordare pubblicamente esempi recenti di altri cantautori che in circostanze analoghe hanno scelto modalità del tutto diverse).
La conversazione con Guccini si è svolta, atipicamente per le consuetudini, non a tavola, magari allo storico Brelìn dei Navigli milanesi, ma in una situazione al tempo stesso più “professionale” e più singolare. L’artista a un tavolo, con il microfono; i giornalisti seduti a un gruppo di tavolini collocati in una fantastica sala da ballo anni Cinquanta/Sessanta del quartiere di Porta Venezia, a Milano, inserita negli spazi - probabilmente rimasti pressoché uguali a se stessi da cinquant’anni - di un Circolo Combattenti e Reduci.

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