lunedì 25 aprile 2011

Concerto del Primo Maggio, Roma: parlano i Modena City Ramblers

Dici "Roma, Primo Maggio", pensi ai Modena City Ramblers e subito ti viene in mente "Bella ciao". "Sì, la rifaremo anche quest'anno, anche perché il pubblico la domanda... anzi, la esige", racconta Franco, che con la storica formazione emiliana salirà sul palco di piazza San Giovanni per la prima volta dal 2007, anno dell'ultima apparizione dell'ensemble combat folk emiliano al concertone. "Tutte le volte c'è un'atmosfera meravigliosa e irriproducibile, e credo che quest'anno sia noi musicisti che il pubblico che deciderà di intervenire verremo estremamente coinvolti, dal punto di vista emotivo", ci racconta lui: "Ci sono stati anni dove la scelta del big straniero è stata per lo meno opinabile, ma questa edizione direi che ha tutte le carte in regola per passare alla storia: vedere sullo stesso palco Morricone, Dalla e De Gregori in una sola sera è una vittoria del Concerto, in primo luogo". E per quanto riguarda l'apparizione dei Ramblers? "Faremo di certo 'Altr'Italia', dl nostro ultimo disco, poi non mancherà ovviamente 'Bella ciao' e '100 passi', che con grande orgoglio possiamo dire esserci stata richiesta esplicitamente dagli organizzatori, ragione per la quale - essendo il tema portante di questa edizione la storia della musica italiana - ci sentiamo particolarmente fieri". Altre sorprese? "'Bella ciao' avremmo dovuto farla con l'orchestra, ma poi ragioni logistico-organizzative hanno fatto saltare il proposito. Duetti? Non credo: noi suoneremo il pomeriggio, poi scapperemo via perché la sera stessa dovremo essere in provincia di Lucca per un impegno precedentemente preso. In così poco tempo e in un contesto così serrato sarà molto difficile uscire dai binari". E com'è il morale, ad una manciata di giorni prima di tornare al Concertone? "Ottimo. Suonare al Primo Maggio è sempre un piacere e un privilegio. Noi questo evento l'abbiamo sempre vissuto con la massima umiltà, fuori dalle logiche promozionali e dalle lusinghe del passaggio televisivo. Questo è più di un concerto, inutile negarlo, ed essere stati chiamati ancora un volta non può che essere un onore".

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